Enrico Basso – Pinuccia F. Simbula
Come ebbe a rilevare più volte Antonio Ivan Pini nei suoi interventi in materia, pur essendo da sempre l’Italia (l’Enotria dei Greci antichi) uno dei principali paesi produttori e consumatori di vino, lo studio di questo elemento fondamentale della civiltà e della dieta mediterranea non ha avuto grande fortuna nell’ambito della storiografia italiana fino a tempi assai recenti, a differenza di quanto avvenuto, ad esempio, per la Francia.
A dire il vero, la storiografia positivista, ed in particolare la sua corrente economico-giuridica, si erano rese conto dell’importanza di uno studio sistematico dei dati disponibili sulla storia della produzione, distribuzione e commercializzazione del vino in Età antica e medievale al fine di arrivare ad una più completa comprensione dell’importanza sociale di questa derrata, e di questa tendenza si era fatto portabandiera all’inizio del Novecento Guglielmo Ferrero, noto quanto discusso studioso della scuola di Cesare Lombroso, ma il prevalere di Benedetto Croce e della scuola idealistica nell’ambito del mondo accademico italiano finirono per emarginare completamente tali tematiche dagli studi per un lungo arco di decenni. La pubblicazione del monumentale studio di A. Marescalchi e G. Dalmasso nel corso degli anni ’30 rappresentò infatti un caso isolato, seppur di notevole importanza, e peraltro non esente da pecche notevoli dal punto di vista scientifico.
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